Avvocato, giornalista, conferenziere, autore di testi poetici e teatrali e profondo studioso della lingua e della cultura bergamasca, Locatelli Milesi è morto nella sua casa di Villa con Almè... La svolta radicale nella sua vita , sino ad allora senza particolari problemi, avvenne nell’agosto del 1943 quando, crollato il fascismo e tornata, temporaneamente, la democrazia, la città rimase senza autorità amministrativa: il Prefetto, proprio in considerazione della stima e dell’affetto che Locatelli Milesi, che non aveva mai avuto alcun tipo di rapporto con il regime fascista, godeva presso gli ambienti cittadini (meno che in quelli fascisti, ancora ben presenti, ma per il momento ben nascosti) gli chiese di reggere la Città come Commissario Prefettizio.
Sostenuto dal suo maestro Bortolo Belotti, Locatelli Milesi accettò e per un breve arco di tempo fu impegnato, giorno e notte, per far arrivare in Città, che era precipitata in una gravissima crisi , tutto ciò di cui c’era bisogno: pasta, latte, farina, legna, carbone, carburanti...Le sue furono solo decisioni di questo genere, non‘ politiche’ e questo è testimoniato dalle numerose determinazioni da Lui assunte e rimaste negli Archivi comunali. In quell’arco di tempo, però, con decisione autonoma, per ragioni di ordine pubblico, l’Ufficio Tecnico fece smontare il grande monumento realizzato dal regime fascista nei giardini antistanti il palazzo del Comune e dedicato ai ‘martiri fascisti’. Locatelli Milesi non venne minimamente coinvolto in questa decisione, ma i fascisti ritornati al potere dopo l’8 settembre, lo ritennero comunque responsabile. Nel corso della notte del 28 aprile 1944, alcuni giovani lo prelevarono da casa, di notte, e lo massacrarono di botte: ferite fisiche e morali che segnarono Locatelli Milesi per il resto della vita. Dopo il 25 aprile del 1945, invitato a denunciare i suoi picchiatori, alcuni dei quali Egli aveva riconosciuto, Locatelli Milesi si rifiutò di farlo perché, diceva‘ si rischia la vendetta e la Città, come la Nazione, ha bisogno di pacificare gli animi per la costruzione di una nuova e giusta Italia e non vendette: se la vedranno con la propria coscienza e con la giustizia di Dio!’. Eletto Consigliere Comunale per il Partito Liberale nel 1946 partecipò all’attività del Consiglio con molte difficoltà e per pochi mesi, sino alla Sua morte. E’ l’unico esempio di Consigliere Comunale ucciso dai fascisti: tanto per non dimenticare.