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Ricordo di don Antonio Seghezzi

Si commemora, oggi, il 30simo anniversario della morte di don Seghezzi, il giovane sacerdote che venne arrestato dai nazifascisti nell’ottobre del 1943 per la sua attività in aiuto dei giovani partigiani. Bisogna dire che don Seghezzi era Assistente della gioventù maschile di Azione Cattolica per cui aveva un rapporto di particolare intensità con i giovani. Venne poi condannato a 5 anni di deportazione in Germania e, dopo inaudite sofferenze, venne ucciso nel campo di Dachau il 21 maggio 1945. Dopo l’arresto e la condanna don Seghezzi venne portato nel lager di Kaisheim e lì rimase sino al mese di aprile del 1945 quando il gruppo dei prigionieri politici, nel quale era inserito, vennero portati fuori dal campo per essere uccisi, visto che i militari americani si stavano avvicinando. Per intervento del Nunzio Apostolico, Seghezzi, non venne ucciso, ma venne portato nella infermeria a Dachau, visto anche che il sacerdote era malato e sofferente. Per arrivare a Dachau, indicata come una “casa di cura”, Seghezzi dovette percorrere 35 chilometri a piedi, e questo aggravò di molto la sua già precaria situazione. Comunque, internato nella infermeria del campo, venne poi prelevato e fucilato il 21 maggio del 1945. Per parecchi anni gli amici cercarono di rintracciarne il corpo, tra quelli degli altri 1970 compagni di sventura, ma solo nel gennaio del 1952 venne ritrovato ed identificato. Trasportato a Bergamo nel novembre del 1952 venne sepolto nel cimitero di Premolo, il suo paese natale. Per ricordarlo oggi si sono ritrovate autorità religiose e laiche e molte persone che lo avevano conosciuto: una folla notevole che le autorità non si aspettavano.