Sala Ferruccio Galmozzi - centro

    Il Palazzo comunale di Via Tasso n. 4 (già Municipio di Bergamo dal 1874 al 1933) è stato progettato dall'architetto bolognese Fortunato Lodi (1805-1882), l’architetto delle barricate, così definito da Radetzky per il suo impegno patriottico che lo portò a prender parte ai moti risorgimentali del 1848. Fortunato Lodi, vincitore nel 1851 della cattedra di architettura all’Accademia Carrara, pur dovendo subire le vessazioni del governo austriaco, che arrivò anche a impedirgli di esercitare l’insegnamento, riuscì, nei suoi cinque anni di permanenza, a lasciare un’impronta nel tessuto urbanistico di Bergamo e il suo intervento più significativo è proprio l’edificazione del Palazzo in parola, commissionatogli dal Municipio quale sede della nuova Pretura Urbana in Città Bassa.

    La costruzione del palazzo iniziò, a partire dal 1856, in una zona a ridosso del teatro Riccardi e della Fiera, nello spazio che veniva adibito a Mercato del bestiame, nella Contrada di S. Bartolomeo. Nell'edificio dovevano essere accolti gli uffici di polizia e del commissariato, mentre la parte ribassata nell'ala posteriore era stata progettata a uso di stalle. La facciata assai sobria è ornata da sei paraste che inquadrano le finestre centrali del piano nobile, sorrette dalle arcate sottostanti; sul cortile interno si affaccia un doppio loggiato ad arcate appoggiate su pilastri. L’edificio accolse, oltre alla Pretura, anche l’Istituto tecnico e il Comizio Agrario, fino a quando non vi fu trasferita la sede del Municipio, ubicata, sino ad allora, nel Palazzo Nuovo di Città Alta (oggi sede della Biblioteca Civica A. Mai).

    Il trasferimento in Città bassa della sede municipale, deciso sin dal 1872, fu attuato nel 1874 senza che ci fosse stato il tempo di sistemare all'interno uno spazio adeguato per la Sala del Consiglio, perciò le Adunanze comunali furono in quel periodo tenute presso il Palazzo della Provincia. Dopo gli interventi strutturali sulle aule di fisica e chimica, che vennero demolite e il cui soffitto fu alzato fino alla sommità del tetto, si provvide alla sistemazione interna per creare la Sala Consiliare. Il progetto fu elaborato all'insegna dell’economia: si votò infatti di tenere il mobilio che esisteva nel palazzo di Città Alta e di recuperare, per lo specchio centrale della sala, anche il legname del parquet dello stesso palazzo. La ristrutturazione, dalla decorazione alle coperture delle pareti, all'illuminazione, fu affidata a Cesare Maironi Da Ponte (1824-1891), che esercitava la professione di pittore, come suo fratello Alberto.

    La scelta forse fu guidata dal fatto che Maironi stava già dipingendo un quadro allegorico, che avrebbe dovuto essere posto nell'aula di chimica, poi distrutta per la realizzazione della Sala Consiliare. A Maironi fu chiesto di preparare due tele ovali, da accompagnare a quella del Bassano, proveniente dall'antico palazzo comunale, posta centralmente sul volto della Sala. Il pittore propose il tema della Prudenza o Temperanza e quello della Giustizia, quindi studiò i colori da tinteggiare sui finti stucchi e scelse “arazzi” di seta color oro e velluto rosso a “rizzo” per ricoprire le pareti. I lampioni a gas furono fatti fondere da artigiani locali e si ornò la Sala con l’antico stemma della città, a cui fu affrontata una copia perfetta, che sovrastasse il luogo in cui il pubblico poteva seguire le sedute municipali.

    I lavori del Maironi si protrassero fino a tutto il 1875, con diversi richiami da parte delle autorità che desideravano poter esercitare le loro funzioni all'interno del Palazzo. La sistemazione della sala fu accompagnata dalla sistemazione della grande porta a vetri al fondo della scala e dalla chiusura del loggiato superiore. La sede municipale rimase in questo palazzo sino al 1933, quando fu finalmente possibile il trasferimento presso il palazzo in Piazza Matteotti, un tempo di proprietà della famiglia Frizzoni.

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